Oggetto | Tropea, Cattedrale, tabernacolo marmoreo | |
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Luogo di conservazione | Tropea | |
Collocazione originaria | Tropea | |
Materiale | marmo con tracce di policromia | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1470-1479 | |
Autore | ignoto marmoraro lombardo | |
Descrizione | L’opera si conserva nel Duomo di Tropea, nella cappella (absidata) posta sul lato sinistro dell’altare maggiore della chiesa. Anche se nato per essere collocato a parete, il pezzo è stato inglobato in una struttura in muratura ‘indipendente’, che gli ha donato la forma di un tempietto, a metà strada tra i tempietti eucaristici ‘liberi’, e, appunto, i tabernacoli eucaristici a parete. Stando a Felice Toraldo, studioso locale che per primo pubblicò l’opera, la collocazione attuale, sull’altare dedicato a San Giuseppe agonizzante, risalirebbe al 1894 circa, per interessamento dell’allora vescovo di Tropea Domenico Tacconi Gallucci, grazie al quale il pezzo “fu rimesso all’onore del lustro” (Toraldo 1916, 13). Quattro angeli adoranti, scolpiti a bassorilievo, fiancheggiano (due per parte) la portella dell’eucarestia; più sopra è il calice sovrastato dall’ostia. Gli angeli e il calice, che costituiscono il registro mediano del tabernacolo, sono inquadrati da due lesene decorate con motivi a candelabre. Più sopra, lungo il fregio della piccola trabeazione, corre l’iscrizione in doppia lingua (latino e greco); al centro del fastigio è il Dio Padre benedicente, circondato da tue cherubini. Alla base del rilievo centrale compare uno stemma vescovile, verosimilmente appartenuto al committente dell’opera, il pisano Pietro Balbo, vescovo di Tropea dal 1463 (data soggetta ad oscillazioni tra il 1461 e il 1465: si vedano Ughelli, Eubel e Capialbi) al 1479, famoso umanista autore di numerose traduzioni dal greco al latino. Il tabernacolo, che è stato variamente attribuito (a Matteo Civitali: Toraldo 1916; a Pietro di Martino da Milano: Pane 1977, 319; a scuola lombarda, con “precise tangenze a Jacopo della Pila”: Abbate 1992, 31, n. 62; alla bottega malvitesca: De Marco 2002, 961-962), può considerarsi prodotto di uno scultore lombardo, attivo a Napoli negli anni settanta del Quattrocento. Più in particolare il pezzo, che denota per composizione ed alcune soluzioni decorative tangenze con il più tardo tabernacolo di Fondi (sempre di anonimo scultore lombardo), anche nelle tracce di coloritura in azzurro e oro, sembra confrontarsi puntualmente e stilisticamente (mi riferisco in particolare agli angeli) con il tabernacolo che si conserva nella chiesa di San Nicola di Bari a San Nicola Manfredi, in provincia di Benevento*), realizzato nei medesimi anni di quello di Tropea (quello beneventano è datato 1477).
* ignoto è l’autore anche di questo tabernacolo beneventano, contrassegnato dall’iscrizione: “ABBAS NARDVS FECIT”. | |
Immagine | ![]() | |
Committente | Pietro Balbo (?) | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | Lungo il fregio della piccola trabeazione, corre l’iscrizione, in doppia lingua: “AVE DIVINV(s) CORPVS” | |
Stemmi o emblemi araldici | Stemma del vescovo Pietro Balbo (?) [Vd. Note in questa scheda] | |
Note | Lo stemma scolpito alla base del tabernacolo, che Felice Toraldo indicava per certo di Pietro Balbo, in verità non è di così facile reperimento. L’Ughelli compie un errore a proposito del vescovo Balbo, riportando lo stemma dell’omonimo papa. Lo stemma di Pietro Balbo manca anche negli stemmari pisani consultati, ma, poiché stilisticamente gli anni di esecuzione del tabernacolo vanno ristretti agli anni settanta circa del Quattrocento, è possibile compiere un processo inverso, e identificare l’arme, come quella di Balbo, per esclusione. Seguendo la cronotassi dei vescovi di Tropea (Eubel-Ughelli-Capialbi), sappiamo che la chiesa tropeana fu guidata da Giosuè Mormile (1437-post 1445); Pietro Balbi (1461/65-1479); Giovanni de Itro (1479-1480); Giuliano Mirto Frangipane (1480-1499). Appurato che Giovanni de Itro deve probabilmente essere identificato con un Giovanni Nardo Fusco di Itri (Mazza 2000, 85; Scipioni 2003, 129), e verificato lo stemma dei Fusco (BNN, ms. X.A.41, c. 64r), possiamo dunque ammettere che lo stemma scolpito nel tabernacolo tropeano è verosimilmente quello del vescovo Pietro Balbo. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | Biblioteca Nazionale di Napoli (BNN), raccolta di blasoni napoletani, ms. X.A.41 (XVII sec.), c. 64r. | |
Bibliografia | Fabroni et al. 1792: Memorie istoriche degli uomini illustri pisani, presso Ranieri Prosperi, III, Pisa 1792, 205-224.
Capialbi 1852: Vito Capialbi, Memorie per servire alla storia della Santa Chiesa tropeana, Napoli 1852.
Abbate 1992: Francesco Abbate, La scultura napoletana del Cinquecento, Roma 1992, 31, n. 62.
De Marco 2002: Giuseppina De Marco, "Gli arredi liturgici", in Storia della Calabria nel Rinascimento, a cura di Simonetta Valtieri, Roma 2002,961-962.
Eubel 1914: Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi (1431-1503), 1914.
Pane 1977: Roberto Pane, Il Rinascimento nell’Italia meridionale, Milano 1975-77, II, 1977, 319.
Scipioni 2003: Silvia Scipioni, I codici umanistici di Gellio, Roma 2003, 129.
Toraldo 1916: Felice Toraldo, "Di un ciborio nella Cattedrale di Tropea", in Arte e Storia, 1916, 3-5.
Tropea 2000: Tropea: storia, cultura, economia, a cura di Fulvio Mazza, Rubbettino 2000, 85.
Ughelli 1659: Ferdinando Ughelli, Italia sacra, IX, Romae 1662, col. 657.
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Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Michela Tarallo | |
Data di compilazione | 15/03/2016 09:52:43 | |
Data ultima revisione | 03/06/2017 16:57:44 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/608 |